Parrocchie di Sambughè e Preganziol (tel. 0422633046)
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ANNUNCIO PARROCCHIALE
15 settembre 2024 XXIV domenica del tempo ordinario
Chi sono io per te? Gesù non cerca parole ma persone
Lungo il cammino ai suoi amici, in un momento importante, Gesù pone una domanda decisiva, qualcosa da cui poi
dipenderà tutto: fede, scelte, vita... ma voi, chi dite che io sia?
Gesù usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le sue domande sono scintille che accendono qualcosa, che mettono in moto cammini e crescite. Gesù vuole i suoi poeti e pensatori della vita. «La differenza profonda tra gli uomini non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti» (Carlo Maria Martini) La domanda inizia con un "ma", ma voi, una avversativa, quasi in opposizione a ciò che dice la gente. Non accontentatevi di una fede "per sentito dire", per tradizione. Ma voi, voi con le barche abbandonate, voi che avete camminato con me per tre anni, voi miei amici, che ho scelto a uno a uno, chi sono io per voi? E lo chiede lì, dentro il grembo caldo dell'amicizia, sotto la cupola d'oro della preghiera.
Una domanda che è il cuore pulsante della fede: chi sono io per te?
Non cerca parole, Gesù, cerca persone; non definizioni di sé ma coinvolgimenti con sé: che cosa ti è successo quando mi hai incontrato? Assomiglia alle domande che si fanno gli innamorati: - quanto posto ho nella tua vita, quanto conto per te?
E l'altro risponde: tu sei la mia vita. Sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore.
Gesù non ha bisogno della opinione di Pietro per avere informazioni, per sapere se è più bravo dei profeti di prima, ma per sapere se Pietro è innamorato, se gli ha aperto il cuore.
Cristo è vivo, solo se è vivo dentro di noi.
Il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio. Può fare grande o piccolo l'Immenso. Perché l'Infinito è grande o piccolo nella misura in cui tu gli fai spazio in te, gli dai tempo e cuore.
Cristo non è ciò che dico di Lui ma ciò che vivo di Lui. Cristo non è le mie parole, ma ciò che di Lui arde in me. La verità è ciò che arde (Ch. Bobin). Mani e parole e cuore che ardono.
In ogni caso, la risposta a quella domanda di Gesù deve contenere, almeno implicitamente, l'aggettivo possessivo "mio", come Tommaso a Pasqua: Mio Signore e mio Dio. Un "mio" che non indichi possesso, ma passione; non appropriazione ma appartenenza: mio Signore.
Mio, come lo è il respiro e, senza, non vivrei. Mio, come lo è il cuore e, senza, non sarei.
Pregare la Parola
Anch’io come Pietro, Gesù, ci metto poco a montarmi la testa.
Mi basta conoscere un poco il Vangelo per illudermi di aver capito tutto
e magari pretendere di insegnarti la strada che dovresti percorrere per condurci secondo il disegno di Dio.
Quante volte, Gesù, mi è capitato di chiederti di intervenire a modo mio
per risolvere questa o quella situazione, senza domandarmi piuttosto
che cosa mi veniva chiesto in quel frangente, per quali vie tu intendevi mettere i miei passi,
cosa significasse concretamente per me compiere la tua volontà.
Anch’io come Pietro, Gesù, faccio fatica a seguirti
soprattutto quando imbocchi il sentiero che porta al Calvario,
quando mi domandi di perdere la vita per causa tua e del Vangelo,
quando abbatti brutalmente i miei sogni di gloria tanto accarezzati
e mi porti sul percorso angusto del servizio, del sacrificio in cui morire al mio egoismo.
Anch’io come Pietro, Gesù, ho tanta voglia di mettermi davanti,
di scegliere la direzione, di prendere il tuo posto e quello di Dio
e non riesco ad adattarmi, a fare il discepolo, a seguirti. (Roberto Laurita)