Parrocchie di Sambughè e Preganziol (tel. 0422633046)
e.mail: preganziol@diocesitv.it
ANNUNCIO PARROCCHIALE
24 marzo 2024 Domenica delle Palme
Gesù entra in Gerusalemme
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. [Mc 11,1-10]
Dalla Parola alla vita…
Stiamo entrando nella Settimana Santa, la settimana centrale per la nostra fede in Gesù. Bisogna preparare la Pasqua, bisogna andare a Gerusalemme. Gesù entra nella Città Santa in trionfo, come un liberatore, come il Salvatore. Ritornano le tentazioni del deserto della prima domenica della Quaresima.
Se sei veramente il Figlio di Dio devi entrare come un salvatore: potente, forte, che spazzerà via l’oppressione di Roma. Invece Gesù sceglie un altro modo di essere salvatore: andando a morire, sulla croce come un fallito e un perdente. Per fare questo, manda due dei suoi discepoli a slegare un asino per portarlo verso la Croce. Il vero protagonista della storia è l’asino (nella nuova traduzione è un puledro). Perché è lui che porta Gesù.
Pregare trasforma la nostra vita, tanto che diventa uno stile. Uno stile che quando le persone ci vedono dovrebbero dire “questo è un cristiano”, perché con la sua vita sta portando Gesù alle altre persone.
Qual è lo stile del cristiano, quello di chi segue il suo Maestro: non il potere, la forza, ma la mitezza, l’umiltà. Lo stile del cristiano è quello della Croce, un fallimento agli occhi del mondo. Per la prima volta nella nostra vita, dobbiamo essere contenti di sentirci dire che siamo degli asini.
CROCE, SEGRETO DELL’AMORE
Gesù, tu entri nella Città Santa cavalcando un asino, l'animale della semplice gente della campagna,
e per di più un asino che non ti appartiene, ma che, per questa occasione, chiedi in prestito.
Così agendo, hai dato compimento agli annunci dei profeti, e portato al suo adempimento la Parola di Dio.
Tu sarai un re dei poveri, un povero tra i poveri e per i poveri.
Tu sarai un re di pace, spezzerai gli archi ed annuncerai la pace.
In te questo si concretizza mediante il segno della Croce.
Essa è l'arco spezzato, il nuovo, vero arcobaleno di Dio, che congiunge il cielo e la terra e getta un ponte sugli abissi tra i continenti. La nuova arma, che ci dai nelle mani, è la Croce – segno di riconciliazione,
segno dell'amore che è più forte della morte.
Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre
all'ingiustizia un'altra ingiustizia, alla violenza un'altra violenza;
ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.
Nel segno della Croce, tu ci doni la pace e ci fai diventare portatori della tua pace.
Nella Croce possiamo toccare il tuo mistero.
Signore Gesù, tocca noi ed apri i nostri cuori, affinché seguendo la tua Croce noi diventiamo messaggeri
del suo amore e della sua pace. Amen. (Da un'omelia di Benedetto XVI)
La notte
Un simpatico aneddoto piemontese racconta di un umile contadino che trascorreva le sue giornate ad accudire gli animali della propria fattoria e a disbrigare il duro lavoro dei campi allo scopo di non far mancare il necessario alla sua famiglia. Non sapeva pregare, ma ogni sera, prima di andare a dormire, si inginocchiava al capezzale del proprio letto e sussurrava queste semplici parole: “Oh Nosgnur, to asu as cugia!” ovvero “Oh Signore, il tuo asino si corica!”. Pregare è rivolgersi al Signore non per forza con preghiere strutturate e complesse, pensate e scritte da altri, ma con parole semplici, sincere, che scaturiscono dal proprio cuore e dal proprio vissuto.
Certi che, dall’altro capo del letto, Qualcuno le saprà ascoltare e accogliere.